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Il nuovo libraio
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22, West Bonghi Rd. | ||||||
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IL NUOVO LIBRAIO
Un mazzo di chiavi logore e rossastre, di cui una colpiva per lanacronistica mole e vetustà. Una chiave coperta di calcare ferrigno, come recuperata dal fondo delloceano, con unimpugnatura ovale attraversata da arabeschi metallici, minuscolo cancello di un giardino di fate. Il collo della chiave è esageratamente lungo e termina in un profilo di mostro dentato, scanalato, in una merlatura tormentatissima come se suo compito non fosse aprire una serratura, ma confrontarsi con lei in una partita di astuzie, mosse e contromosse, dente contro anfratto, pieno contro vuoto, artiglio contro fauce. Come se, una volta entrata nella porta, dovesse rimanere prigioniera per sempre, saldata nellincastro amoroso. Una chiave non per aprire, ma per sigillare in eterno.
Il mazzo di chiavi passò dalla mano lunga e ossuta del vecchio, proprietario a quella larga e pelosa del nuovo, che se ne impadronì con fretta eccessiva, tanto che un dente della chiave lunga gli ferì leggermente un polpastrello.
- Che ferraglia! Dovrò far cambiare la serratura - pensò il nuovo proprietario. Il vecchio non pensava a nulla, sentiva di perdere peso, di svanire, mentre la chiave scompariva nella tasca dellaltro.
NON CHIUDERÀ LA LIBRERIA DELLALCHIMISTA
La libreria dellAlchimista, la più antica e famosa tra le librerie antiquarie della nostra città, non chiuderà. Essendo scaduto il contratto daffitto, il vecchio proprietario, professor Solari, aveva dovuto rinunciare allattività e i locali della libreria erano stati acquistati dallimmobiliare Vinvesto, proprietaria di sale cinematografiche e supermercati. Si temeva che la libreria diventasse un fast-food o una jeanseria. Contro questa prospettiva alcuni prestigiosi intellettuali della, città avevano firmato un appello per salvare la libreria, testimonianza e monumento della cultura cittadina. Lappello non è caduto nel vuoto. La settimana scorsa il proprietario dellimmobiliare Vinvesto, cavalier DAlloro, che da poco tempo ha intrapreso con successo la carriera di editore, ha rassicurato tutti. La libreria dellAlchimista resterà una libreria, anzi verrà rilanciata. Il settore dei libri antichi verrà riordinato con nuovi sistemi di catalogazione computerizzata e i vecchi locali verranno bonificati con i più moderni ritrovati della biblioiatrica. Ci sarà poi un settore di libri nuovi e la piccola Sala dellAtanor, ove lavorò il celebre alchimista e storico Verga Fulcanelli Antieri, ospiterà cocktail letterari.
- Con questa iniziativa - ha dichiarato il cavalier DAlloro in una conferenza stampa - voglio nuovamente dimostrare che imprenditorialità e cultura possono procedere fianco a fianco. E per rassicurare tutti su quanto fossero infondate certe preoccupazioni, sono lieto di comunicare che il nuovo direttore della libreria sarà linsigne accademico professor Acanti, uno dei primi firmatari dellappello.
Il ritaglio di giornale giaceva su un tavolino, vicino alla chiave rossa e impolverata. La polvere veniva dal muro della libreria, roso da un trapano elettrico. Stavano sostituendo la vecchia porta di legno con una porta blindata. Ma quello sarebbe stato lunico cambiamento: in accordo con la Sovrintendenza ai Beni Culturali, la libreria avrebbe mantenuto i vecchi arredi, comprese le scansie in noce, i mobili antichi e i muri istoriati con segni cabalistici dal Verga Fulcanelli Antieri.
Il professor Acanti, mentre gli operai erano intenti agli ultimi ritocchi, passeggiava tra le scansie odorose di carta e inchiostro. Procedeva lento, pronto a fermarsi se mai avesse udito il fruscio rapido del topo o il rovello del tarlo, secolari nemici dei libri. Aveva già studiato un moderno piano di disinfestazione: punture intercostali ai volumi, infarinature di veleno, trappole laser. Ma la vecchiezza, labbandono, laccatastarsi e impilarsi disordinato dei libri nei punti più alti e apparentemente irraggiungibili, la polvere che stagnava nellaria come una nebbia sottile, tutto lo irritava e faceva sembrare arduo il suo progetto. Non occorreva solo una energica disinfestazione: forse quei libri non erano tutti vecchi e pregiati, alcuni erano soltanto vecchi, e non necessari alleconomia della libreria. Del resto il cavalier DAlloro gli aveva parlato chiaro:
- Professore, non le nascondo che dentro a quei muri avrei potuto intraprendere attività ben più remunerative. Ma io amo la cultura, e soprattutto amo essere considerato amico della cultura. Lei sa bene che tipo era il vecchio proprietario. Era arrivato al punto di non vendere alcuni libri, perché gli era affezionato. In trentanni non ha messo insieme neanche i soldi per rinnovare il contratto daffitto. Noi invece faremo una vera libreria, e se guadagneremo qualcosa, non ce ne vergogneremo. Cin Cin! - E avevano brindato col frizzantino della tenuta DAlloro.
Eccolo lì sul muto il ritratto del vecchio proprietario: piccolo, barbuto, con un caschetto bianco di capelli da fratacchione. Settantanni ma ne dimostra trecento, come alcuni dei suoi volumi. Leggendarie le sue manie e bambinaggini: ad alcuni clienti non voleva vendere, ad altri parlava in latino, ad altri ancora metteva in mano i libri per vedere (così diceva) se si creava tra loro una corrente di simpatia. Molti libri li conservava addirittura nascosti in scansie segrete. Spesso, per simpatia, vendeva libri rari a prezzi irrisori. Molti li spediva, dentro pacchettini di maniacale precisione, a università giapponesi e americane. E portando questi pacchi alla posta, landatura ciondolante, a capo scoperto anche dinverno, parlava tra sé. Si diceva che spiegasse ai libri quale viaggio stavano per intraprendere, che li consolasse della partenza, che li avvertisse degli usi e dei costumi del paese ove avrebbero vissuto, e degli eventuali pericoli. Al momento di consegnarli in posta, carezzava i pacchetti a uno a uno, e formulava a bassa voce auguri di buon viaggio. Talvolta, tra gli sguardi comprensivi degli spedizionieri, si abbandonava al pianto.
Il professor Acanti telefonò (aveva subito fatto installare quattro nuovi telefoni a tastiera), convocando per lindomani i collaboratori che avrebbero iniziato a catalogare i volumi. Era ormai sera. Si sdraiò su un canapè, davanti alla scrivania del vecchio proprietario, e si guardò intorno. Scrutando verso il soffitto ad arco, la libreria sembrava particolarmente grande e buia. Le scansie più alte, perdendosi nella prospettiva, si confondevano col disegno geometrico, vagamente ipnotico, della volta, e non era possibile leggere i titoli dei libri. Le pareti di carta lo sovra stavano in vertiginosa ascesa, come un bosco enorme, un emisfero siderale. Gli sembrarono milioni, con miliardi di parole sussurranti, rampognanti, declamanti contemporaneamente, cosicché di nessuna era possibile riconoscere la voce, troppe lingue, troppe grammatiche, pensò il professore, ci vorrà un nuovo ordine, da questo indistinto lamento nascerà, chiara e forte, la voce suadente della nuova libreria. La mia libreria! Non farete più i vostri comodi, libri piagnoni, libri filosofali, astrusi e inutili libri.
Mentre così pensava, tutta un tratto il professore fu invaso da una strana, spiacevolissima sensazione. Fisicamente, avverti un irrigidirsi delle ossa, unimprovvisa accentuazione dei battiti cardiaci, una pesantezza degli occhi, sintomi che spesso annunciano una febbre imminente. Ma ben più spiacevole era ciò che gli era entrato nellanimo. Una paura indecifrabile, come quando nei sogni ci si ritrova in un luogo ostile e solitario, ove nel buio risuonano i passi di una minaccia sconosciuta. Come se di colpo un demone notturno lo avesse trasportato in un deserto lontano da ogni intimità. Reagì alzandosi di scatto e andò a vedere se era rimasto qualcuno in libreria: ma gli operai erano andati via, lasciando la grande porta dacciaio montata. Pensò di tornarsene a casa, ma riflettendo, decise che avrebbe dovuto assolutamente vincere la paura, poiché quello sarebbe stato il suo luogo di lavoro nei prossimi anni. La cosa migliore era spostarsi nella sala più luminosa della libreria, là dove una grande finestra ovale lasciava penetrare le ultime luci della sera tra i libri del Novecento, libri che ben conosceva. Ma mentre si dirigeva verso quella sala, ancora poco pratico, sbagliò strada, e si ritrovò nel corridoio più stretto, un budello ingombro di libri accatastati anche sul pavimento, un crepaccio tra pareti di volumi antichi. Dovette avanzare scavalcando, strisciando le spalle contro le costole dei libri.
E improvvisamente si fermò, guardò in su, stordito, verso le rilegature dorate, verso i titoli illeggibili. Si appoggiò alla scansia, e lo spigolo di un volume gli punse il collo. Lanciò un lamento iroso, e la sensazione precedente divenne più chiara e paurosa. Si potrebbe dire che questi libri mi ignorano, pensò. Che mi voltano le spalle indifferenti, forse sprezzanti. Ma non è così.
Questi libri mi guardano e mi odiano.
* * *
Il professore aveva infine raggiunto la sala della finestra ovale, fumava, e la nube azzurra della sigaretta saliva lenta tra le scansie, sfiorava nuovi libri, nuovi gironi infernali. Acanti teneva una mano sul nuovo registratore di cassa e con laltra sfogliava distrattamente una rivista; ma per quanto quella stanza fosse meno tetra delle altre, la paura non sera dissolta. Da ogni scansia, da ogni angolo, gli sembrava di avvertire quello sguardo ostile. Rimprovero, disprezzo, o qualcosa di più maligno? 1 libri stavano ascoltando i suoi pensieri? Avevano forse udito il suo proposito di eliminare alcuni di loro, e ne erano turbati? Ma che sciocchezze!
Eppure il ritratto del vecchio proprietario stava li davanti a lui, sopra una mensola ingombra di volumi, e al professor Acanti sembrava che i libri guardassero il suo predecessore con malcelato rimpianto. Forse era linclinazione di un Don Chisciotte che sembrava protendersi verso il ritratto, o la luce della lampada che, battendo sulla costola di un Martin Eden, lo faceva brillare, come uno sguardo appassionato. Tutto sembrava celebrare laffetto che era esistito tra Loro e Lui, il vecchio libraio, il vinto, lo scacciato, il re deposto, che non aveva potuto rinnovare laffitto perché per amor loro, nostro, aveva spesso sacrificato facili guadagni, non ci aveva venduti, ci aveva tenuti con sé, e ora tu...
- Oh insomma basta! - disse ad alta voce Acanti, accorgendosi con sgomento che la sua mente sera messa a leggere le pagine immaginarie di un libro che lo accusava. Basta, ripeté, non sono pazzo, sono qui per rimodernare una vecchia libreria e anche voi, cioè anche questi libri, dovrebbero essere contenti, verrà più gente, entreranno titoli nuovi, ci sarà meno caos e sporcizia, topi e tarli verranno sterminati, forse alcuni di questi volumi che dormono inutili qui da anni e anni verranno venduti, come era nel loro destino, voi siete nati per questo, o forse preferite restare lassù nei loculi, nelle vostre tombe pensili? Sbagliate, se credete che io non mi renda conto che sto parlando per assurdo, voi non esistete davvero, sto parlando ai fantasmi...
Sussultò: un rumore minaccioso proveniva dal reparto dei libri storici, dal buio crepaccio dovera passato poco prima. Era un cigolio sinistro, come di una porta che ruota sui cardini. Poi ci fu il tonfo sordo di un corpo che cade. Volle balzare in piedi, ma le gambe stranamente non lo ressero: per alzarsi dalla sedia dovette appoggiarsi alla scrivania, e così facendo urtò una pila di libri che franò rovinosamente, tutti caddero a terra e uno si spaccò con uno schianto, la copertina si staccò dalle pagine.
Il libro rimase lì, sul pavimento, scuoiato, scotennato e dalle scansie Acanti senti levarsi un grido dorrore e di riprovazione:
ASSASSINO!
Ora devo veramente calmarmi, pensò cercando di raccogliere i fogli sparsi, devesserci qualcosa nellaria di questo posto maledetto, qualcosa che ottenebra il cervello e aizza gli incubi, un miasma allucinogeno di vecchi inchiostri, un madore cartaceo, forse i residui delle lavorazioni alchemiche del Verga Fulcanelli Antieri. Ma io resisterò, pensava recuperando i fogli del libro scotennato che si erano sparpagliati ovunque e sembravano spostarsi negli angoli più remoti della stanza; erano cento, mille pagine che volavano qua e là. Era lo spostamento daria provocato dai movimenti frenetici del professore ad agitarle così, o qualche soffio misterioso? Si muovevano da sole forse con lintenzione di sobillare gli altri libri con quellagonia ostentata, con quellindecoroso prolungamento di sofferenza, perché cosa più dello strappo, della separazione fa soffrire le pagine di un libro?
Alla fine, sudato e scomposto, Acanti si mise a sotterrare i fogli in un cestino, spiegazzandoli in malo modo per la fretta; e qualcuno anche appallottolandolo e stracciandolo. Solo quando ebbe finito si decise a leggere il titolo del libro straziato.
Non era un libro. Era un catalogo, scritto a matita dal proprietario, e conteneva informazioni su alcuni volumi di particolare importanza. Di ogni libro era segnata la posizione sulla scansia, corredata da note non tutte decifrabili.
Il professore recuperò una pagina e lesse:
Locato in B 345 sin. BROWNE TOMMASO - Religio Medici e Hydriotaphia. Firenze, Rinascimento del libro 1931. In 80 pr, pagg. XXVI-258. Parzialmente intonso. Fioriture sulla copertina posteriore. Tracce di rodimento murino nellangolo ds. ant. Curato in data odierna, 16.6.1974.
Tolto da RF ds. DANNUNZIO GABRIELE - Isaotta Guttadauro. Milano, Casa Editrice Italiana 1909. Pagg. 120. Dorso con tracce di nastro adesivo e macchie, forse lacrime. Richiesto dal professor Mac Phillys di Dublino, persona degna. Ho convinto il libro a partire, malgrado preferisse essere venduto a una donna, in quanto ho appurato che il professore ha tre, graziose figlie. Venduto lire 35.000.
Locato in H 234 centr. TEOTOCHI ALBRIZZI ISABELLA - Ritratti e vita di Vittoria Colonna con frammenti di un romanzo autobiografico di Ugo Foscolo. A cura di Tommaso Bozza, Roma, Tumminellí 1946. In 80 bross. pagg. LII-168 con 24 ritratti fuori testo. Libro in carta fragile, fortemente turbato da una brutta caduta, di cui porta segni evidenti nellangolo ds. ant. Non venduto, dietro richiesta del libro stesso, al professor T. di Parma, che lo ha sfogliato con malagrazia. Prezzo di vendita lire 200.000.
Acanti rise di gusto. Il vecchio proprietario era dunque assai più strambo di quanto si potesse immaginare. Avrebbe mostrato quei fogli agli amici, in Università, e ne avrebbero tratto motivo di riso e compatimento. Passò a leggere unaltra pagina, scritta in matita rossa.
LIBRI PROBLEMATICI E ANOMALI
Spostato da T5 ds. a K 44. SADE (MARQUIS DE) - Correspondance inédite du Marquis de Sade et des proches et de ses familiers publíée avec une introduction, des annales e des notes par Paul Bourdian, Paris, Librairie de France 1929. In 4° bross. int. pagg. L-452. Piccole fioriture in alcuni margini, goccia di sangue attraversante pagg. 343-349. Il libro usa danneggiare gli altri libri, contaminarli con macchie di muffa se messo copertina contro copertina. Questo non per cattiveria, ma per assoluta insofferenza di ogni prigionia. Deve essere tenuto separato, in libertà, su scansia spaziosa. Si difende dai topi da solo. Invendibile, anche se raro.
Locato talvolta in TS 24 sin. a volte in TD 44, 46, 49 ds. IRISH FAIRY AND FOLK TALES. Selected and edited, with an introduction by William ButIer Yeats, with 12 full-page illustrations by James Torrance. Walter Scott Publishing, London and Felling-on-Tyne, pagg. L-344. Il libro è magico (comprende splendidi racconti di fate irlandesi) e di notte, specialmente durante i pleniluni, scompare dalla scansia. Presumo voli verso i boschi intorno alla città, perché talvolta ho rinvenuto tra le pagine aghi di pino e macchie di resina. Non va costretto tra altri libri perché, per liberarsi e volare via, potrebbe farli cadere. Tenere sempre aperta una finestra vicino alla scansia! Sceglierà lui il lettore, probabilmente un bambino. Non vendibile a nessun prezzo.
Locato in 54H 23 ds. FABRE, j. H. - Souvenirs Entbomologiques, première série, dix-huitième édition, Librairie Delegrave, Paris. Pagg. XII-323, primo volume. Splendido esemplare di volume sugli insetti, con copertina blu in cartone Villefranche, carta di sublime qualità. Perfettamente conservato: i tarli non lo attaccano, poiché il libro dedica a loro dodici pagine appassionate. Ha chiesto oggi di essere venduto, in quanto è il primo di tre volumi, ed è del tipo, abbastanza comune, che soffre se separato dalla sua edizione completa. Cercare i possessori dei volumi 2 o 3.
Nove luglio, nota aggiuntiva: trovato possessore degli altri volumi, un entomologo di Siena. Libro partito con piena soddisfazione. Venduto lire 50.000, un decimo del suo valore, ma lentomologo non aveva grandi disponibilità. Rimostranze dei tarli. Non si può accontentare tutti.
Rimostranze dei tarli. Il professor Acanti si mise a ridere così di gusto che dimenticò tutto, la paura e i rumori misteriosi di prima. Prese un altro foglio con crescente curiosità.
LIBRI PERICOLOSI
Locato in sede segreta YHRD 34. VERGA FULCANELLI ANTIERI GUILLERMO - Del processo e dellassoluzione degli assassini della rivolta bracciantile di Crevaldo. Edizioni Atanor 1823, due volumi rilegati in pelle di specie misteriosa, borchie e angoli in argentone lavorati con motivi forse egizi, pagg. 1032. Disegno doro. Timeas! Edizione di 350 copie numerate, forse unico esemplare rimasto, in quanto le altre copie furono misteriosamente distrutte.
Il libro contiene alcune storie crudeli della nostra regione, di cui resta minima traccia nei libri di storia. Oppressi dal loro contenuto di orrori, i due volumi sono diventati pazzi. Il loro comportamento è tale che (brano illeggibile) ho trovato i cadaveri di un centinaio di topi, alcuni con la testa... (pezzo strappato) ... nel mese di settembre il primo volume ha tentato più volte di (illeggibile) e di lasciare la scansia. Ripreso, messo in luogo sicuro ma at tenzione (sottolineato tre volte) sorvegliarlo, e non metterlo ma in. mostra. Per la sua rarità è richiestissimo. Cè unofferta de professor Grant, dallUniversità di Edimburgo: centocinquanta milioni. Gli ho risposto che non possiedo più il libro. Non so so mi ha creduto.
Nota aggiuntiva. Oggi, 3 agosto 1976, mentre mi aggiravo nel reparto storico, sotto i volumi di genealogia sabauda, lho visto... (illeggibile, foglio strappato).
Centocinquanta milioni! Acanti trasecolò. E ha finto di non averlo più! La sua follia era arrivata dunque fino a quel punto! Lo sospettavo, pensò, esistono libri di immenso valore in quel reparto. E saranno i primi che venderemo: il cavalíer DAlloro forse non sa ancora che affare ha fatto. Ora per scrollarmi di dosso questi incubi, quale sarà la medicina migliore? Andrò nel reparto, scoverò questo libro, telefonerò al professor Grant e darò il via agli incassi con un colpo da centocinquanta milioni!
La scoperta del tesoro nascosto aveva cancellato ogni traccia di paura dallanimo di Acanti. Con aria di sfida, si incamminò nuovamente nel labirinto, verso il corridoio maledetto ove erano custodite le opere di Verga Fulcanelli Antieri. Tornò nel crepaccio, cercò i volumi di genealogia sabauda. Li scoprii e fece scorrere lo sguardo verso lalto.
Là doveva essere il tesoro e infatti là, sullultima scansia, vide qualcosa che gli tolse il fiato.
Un enorme libro sporgeva per quasi un terzo dallo scaffale. Era di pelle scura con borchie e angoli rinforzati in argento. A terra giaceva un altro grosso volume, una innocua storia dellErboristeria. Il libro borchiato aveva certamente spinto e buttato giù laltro che lo nascondeva; per mostrarsi, per liberarsi. Ecco il cigolio e il tonfo di prima. Ma il professore decise di non pensarci troppo, in testa gli risuonavano le magiche parole, centocinquanta milioni. Si fece coraggio, prese una scala, si arrampicò. Lentamente, avvicinò le mani al libro. Nulla di terribile accadde. Se ne impadronì, lo tenne stretto sotto il braccio ansando per la fatica. Pesava, pensò, come una lapide mortuaria. Ma riuscì a scendere, e trionfante posò il libro sul pavimento, lo aprì e ci mise le ginocchia sopra con violenza, come si inchioda a terra un avversario. In quel momento lunica luce che illuminava il crepaccio iniziò a farsi fioca e sinistra. Un calo di tensione, pensò il professore. Gli parve anche che, sotto le sue ginocchia, il libro emanasse uno strano calore. Era davvero enorme, scritto in un Bodoni prezioso e fitto. Un leone verde decorava il bordo di ogni pagina. Quella su cui si affacciava, come su un pozzo profondo, diceva:
Del processo tenutosi nella nostra città nellanno corrente per luccisione dei nove braccianti cosiddetti ribelli contro il Conte di Torralba, da parte di quattro de suoi sgherri, e della vergognosa assoluzione che ne è seguita.
In effetti il professore ricordava qualcosa di quella storia. Una rivolta soffocata nel sangue, poche righe su qualche vecchio testo. Se tutto quel libro era stato scritto per conservare la memoria di quei miseri fatti, aveva fallito il suo scopo. Sfogliò rapido, fino a giungere allultima pagina.
Lascio qua i nomi dei morti, sgozzati in riva al fiume, nottetempo, senza alcun conforto religioso, come cani, solo per aver reclamato il pane davanti al castello del conte.
Alicciani Matteo del podere Polveroso
Alicciani Sandro
Alicciani Stefano di anni 11
Camasi Roberta di anni 15
Camasi Aldo
Cerveri Romualdo del podere Pastinaca
Cerveri Giustino
Cerveri Amedeo di anni 14
Cerveri Giulia
Maledetto chi vorrà che siano dimenticati, e chi oserà portar fuori dal nostro paese questa memoria, prima che ad essi sia resa giustizia.
Il professore udì un nuovo cigolio.
Intanto la lampada si stava spegnendo ed era quasi buio, nel fondo del crepaccio. Alla luce del suo accendino, lesse ciò che restava.
Ed ecco i nomi degli sgherri:
Aloisi Alessio detto Ghigna
Farfara Luigi detto Boccadilepre
Farfara Giovanni detto Spadino
Severi Giuseppe detto il Cavacuore.
Costoro eseguirono il delitto per incarico del conte, e questo è il nome del giudice corrotto che li assolse per insufficienza di prove:
Acanti Sorbara Leone.
Di questo orrore, di questi uomini e donne e bambini sgozzati e straziati, col cui sangue furono poi dipinti i muri delle case dei parenti, a crudele monito, lascio queste pagine come testimonianza e speranza che vengano un giorno ricordati. Il mio sogno è che almeno uno di questi libri venga un giorno aperto da mani nobili, e giustizia sia fatta se non ne corpi, nei nomi e nella memoria, e verità e pietà siano restituite agli innocenti che in vita non lebbero. Guai a chi porterà o venderà codesto libro fuori dalla cerchia dei fiumi di questa terra, guai a lui! Perché io riuscii ad animare la materia, e dare fuoco allo spento e vita allinerte, anche se mai riuscii a scaldare il cuore degli uomini.
Guillermo Verga Fulcanelli Antieri, storico, alchimista, uomo di giustizia.
Animare la materia. Un altro pazzo, in un giorno pieno di pazzie, pensò Acanti, chiuse il libro e passò le mani sul dorso di dinosauro, sui meravigliosi disegni delle borchie. Vide anche che, sottile e quasi invisibile, era incisa sulla copertina una spada dorata. La spada stava a punta in giù, e sormontava una scritta:
Nemo inultus pereat.
Caro libro, mormorò il professore, anche se le intenzioni del tuo autore sono nobili, tu lascerai questa libreria e questa terra. Il tuo valore è immenso perché sei raro e prezioso, non per le cose che contieni, fatti e storie su cui è sceso il silenzio. Si crede sempre che le proprie parole lascino una traccia. Ma quasi sempre la storia le cancella, come ha cancellato il sangue sui muri delle case di quei contadini, e anche i muri, e le case. E triste ma rallegrati, poiché tu sarai il primo storico evento nella conduzione della mia libreria. Alzò la debole luce dellaccendino, sollevò la testa trionfante verso il muro dei volumi che gli parvero più vecchi, polverosi e inutili che mai. Dalla scansia più alta, vide, sporgere qualcosa. Allora, di colpo, ricordò. I volumi erano due! Lui ne aveva preso uno, ma cera laltro, altrettanto raro e prezioso! Si avviò verso la scala, ma qualcosa gli imprigionò il piede. Guardò in basso e vide con terrore che il libro del Verga Antieri si era chiuso intorno alla sua gamba come una tagliola, e lo serrava con forza spaventosa.
Perché io riuscii ad animare la materia...
Sto sognando, pensò il professore. Mentre il primo libro lo teneva prigioniero, laltro, il gemello, iniziò a sporgersi sempre più dalla scansia, oscillando proprio sopra la sua testa. Volle chiamare aiuto, ma non vi riuscì. Gli sembrò invece che fossero i libri a gridare, che tutti insieme per un attimo lanciassero un urlo di trionfo, mentre lenorme libro borchiato si protendeva e precipitava dallalto, pesante come una lama, sugli occhi spalancati di paura del professore.
Ci fu un rumore sordo, seguito da un profondo silenzio. Poi, dapprima cautamente, quindi sempre più rumorose e frenetiche le zampe dei topi si affrettarono lungo i muri e giù dalle scansie verso linatteso banchetto.
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